RAGAZZO UCCISO, A CHE SERVE LA MISERICORDIA?
Caro Padre,
mi chiamo Romeo, sono di Terni. Seguo con interesse sul mensile ‘San Francesco’ le risposte che dà ai lettori nel suo spazio redazionale. Nelle stesso trovo sempre tanta solidarietà, umanità, speranza, ‘cuore’ e tanta Misericordia. per dirla con l’apostolo Giovanni ‘non si può dire di amare Dio che non vediamo se non amiamo l’”uomo”, il fratello che vediamo, che ci è accanto.
Un anno fa un giovane ternano di 26 anni che faceva volontariato ha perso tragicamente la vita senza alcuna ragione per mano di un immigrato sbandato, ubriaco, violento. Qualche giorno dopo l’orrendo crimine, al termine di una affollata fiaccolata il fratello Diego così si esprimeva: “no alla violenza, no alla strumentalizzazione, sì alla giustizia”.
In merito a ciò, gradirei una sua obbiettiva e significativa riflessione , come uomo e come religioso. Le chiedo come posso rispondere a quanto in vario modo obbiettano che, specialmente ai nostri giorni, tanta misericordia potrebbe forse fare più male che bene?
Con l’aiuto di San Francesco e le nostre preghiere, la forza della fede, della speranza, del dialogo, dell’amore, della vita, siano sempre le armi vincenti in ogni rapporto di coppia, umano, in ogni santa famiglia.
La pace del Signore, di San Francesco e di tutti i santi sia sempre con noi e rimanga sempre.
Romeo Antonio
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Caro Romeo Antonio,
il tema che mi proponi non è un tema semplice. Il perdono, la misericordia, la speranza sono questioni quasi impossibili spiegare ma ci sono così necessari in qualità di esseri umani e figli di Dio che non possono essere accantonati. Innanzi tutto è bene distinguere tra perdono e giustizia. Quest’ultima deve fare il suo corsoed è bene che lo faccia con efficacia ma non spetta a noi amministrarla, a noi non spetta nessun giudizio verso gli errori altrui mentre dobbiamo farci carico della misericordia. Ti riporto le parole che Papa Francesco ha detto durante il primo Angelus che ci deve essere da guida “Colpisce l’atteggiamento di Gesù: non sentiamo parole di disprezzo, non sentiamo parole di condanna, ma soltanto parole di amore, di misericordia, che invitano alla conversione.” Ecco, conversione o se vuoi, pentimento.
Se quello espresso dal fratello di quel povero ragazzo è un “eccesso di misericordia” ben vengano gli eccessi. La razionalità e l’intelligenza dimostrata da quell’uomo deve essere presa a modello: cosa sarebbe successo se invece avesse invocato vendetta? magari verso una particolare etnia? e la gente presa dalla ferocia e dall’emotività avesse seguito quelle parole alla lettera? cosa avremmo risolto alla luce di una nuova rappresaglia? saremmo arrivati forse a una guerra civile. O forse peggio.
Mi chiedi se dialogo, speranza, amore, forza di fede siano carte vincenti… credo che lo siano oggi più che in passato.
Un caro saluto di pace e bene
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